La tassa rifiuti TARI continua a rappresentare un peso insostenibile e spesso ingiustificato, se si considerano le iniquità che lo caratterizzano, per le imprese italiane. Dai dati raccolti dal portale Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it si conferma la continua crescita della tassa sui rifiuti pagata da cittadini e imprese, nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti e i divari di costo tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni e nella stessa provincia.
Gli ultimi dati del portale Confcommercio relativi all’anno 2017, registrano incrementi generalizzati della Tari sulla totalità dei capoluoghi e degli oltre 2.000 Comuni censiti (con una copertura della popolazione superiore al 60%). Un trend che porta a stimare l’ammontare complessivo della Tari per il 2017 a 9,3 miliardi di euro. Negli ultimi sette anni, la tassa sui rifiuti è cresciuta del 72%, corrispondente ad un incremento complessivo di 3,9 miliardi di euro.
Nel Molise le aliquote medie (euro/metro quadro) Tari, per lo smaltimento dei rifiuti, suddivise per le diverse tipologie di attività economiche e aggregate risultano tra le più basse rispetto alla media nazionale. In particolare la Tari pro capite è di 134,57 euro a fronte di una media nazionale pro capite di 187,86 euro, di cui il 66% è rappresentato da utenze domestiche; il rapporto costi fissi/variabili è invece pari al 38,8 di costi fissi e il 62% di costi variabili.
Il 62% dei Comuni capoluogo di provincia registra una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni (Fonte: www.opencivitas.it, sito promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle varie amministrazioni locali) e anche il nostro territorio conferma il trend con i dati relativi alla città di Campobasso che registra un +24,31%, caratterizzato da una differenza tra spesa storica e fabbisogno pari a 1,43 milioni di euro.
Il grafico fotografa una serie di dati per i due capoluoghi di provincia della Regione. La spesa storica rappresenta la spesa reale dei due comuni nel 2016 e ricomprende il costo di gestione complessivo dei rifiuti urbani e assimilati, tra cui rientrano le attività di raccolta e di trasporto. Il fabbisogno standard rappresenta, invece, la reale necessità finanziaria di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente. È un livello di spesa ideale definito dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE. Per ogni capoluogo viene determinato lo scostamento % tra spesa storica e fabbisogno così da far emergere i comuni virtuosi e quelli meno virtuosi. Le ultime due voci della tabella evidenziano graficamente, in una scala da 1 a 10, il livello di spesa del capoluogo e il livello quantitativo di servizi offerti. Questi ultimi valori sono stati calcolati dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE in base a una serie di criteri e metodologie e sono presenti sul portale Opencivitas.it.
Dai dati emersi a livello nazionale risulta evidente come sia urgente una profonda revisione dell’intero sistema capace di superare definitivamente la logica dei coefficienti presuntivi di produzione con un sistema che rispetti il principio europeo “chi inquina paga”, che tenga conto di specifiche esenzioni/agevolazioni per le attività stagionali e per le aree scoperte operative e che venga confermato il principio secondo il quale il tributo non è dovuto, né in parte fissa né in parte variabile, per i rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato a recupero. Sarà fondamentale, inoltre, introdurre misure che leghino in maniera sempre più vincolante la determinazione dei costi del servizio a parametri di efficienza ed a misure volte a garantire un’equa e oggettiva ripartizione tra la componente domestica e non domestica e tra parte fissa e variabile.
Campobasso, 25 luglio 2018