“Oggi in tutta Italia la nostra categoria torna a chiedere al Ministero dell’Economia un intervento sul divieto di consumazione al banco nei bar. Una interpretazione giuridicamente incomprensibile e immotivata sotto il profilo sanitario.” Lo ribadisce il presidente della Fipe Confcommercio Molise, Carlo Durante in relazione alla nuova ondata di regole e di maldestre interpretazioni che ha colpito un simbolo nazionale come il bar italiano. “Il divieto di sostare al banco, per un consumo pratico, veloce e in sicurezza – afferma ancora Durante – azzera il lavoro del 50% dei bar che non hanno spazi all’esterno e lo dimezza all’altro 50%. Il divieto, stabilito con approssimazione del Ministero dell’Interno, non tiene in alcuna considerazione le caratteristiche del modello di domanda e di offerta del bar italiano che proprio nel consumo al banco ha il suo cuore pulsante.”
La Fipe Molise (Federazione Pubblici Esercizi) ribadisce, dunque, l’infondatezza di un provvedimento del genere che, oltretutto, non tiene conto delle misure di sicurezza adottate dai locali in termini di distanziamento e capienza.
“Ma in questi ultimi giorni – prosegue Carlo Durante – abbiamo raccolto da parte dei nostri associati in tutto il Molise, interessati dai controlli delle Forze dell’Ordine, decine e decine di richieste di informazioni circa l’interpretazione dell’articolo 4 DL 22 aprile 2021 n.52 e della Circolare del Ministro dell’Interno 24 aprile 2021 “Attività di ristorazione” .
In proposito Confcommercio Molise ha interpellato i Signori prefetti di Campobasso e Isernia, chiedendo un chiarimento prefettizio al fine di scongiurare diverse interpretazioni e soprattutto sanzioni per gli operatori, già in difficoltà economiche per il protrarsi della chiusura delle attività.
“Ringraziamo la solerzia del signor Prefetto di Campobasso, Francesco Antonio Cappetta che ha specificato, in una nota di risposta – sottolinea il presidente Fipe Molise – che il limite orario delle 18.00, per i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dal Codice Ateco 56.3 si riferisce al servizio da asporto mentre, per il servizio di ristorazione con consumo al tavolo all’aperto, il limite è alle ore 22.”
“Siamo grati alle decine e decine di amministrazioni comunali circa la deroga sui dehors e la buona volontà dimostrata, ricordiamo a tutti gli operatori il rispetto generalizzato delle regole – conclude Durante – perché non si può ovviare ad un problema come quello del servizio all’aperto (per quelle attività che non hanno spazi necessari a disposizione), posizionando semplicemente all’esterno delle loro attività sedie e tavoli, già presenti all’interno. Ricordiamo che è necessario che venga presentata una richiesta di suolo pubblico al Comune interessato per l’ottenimento di tutti gli assensi, concessioni e doverose autorizzazioni, anche se a titolo gratuito”.